I manager e il potere
Il potere: qual è il paradosso?
Questo è il dilemma che traspare dall’articolo di luglio scorso della rivista Atlantic, ripreso poi da Annamaria Testa sulle pagine web dell’Internazionale. In particolare, l’autore invita a chiedersi: cosa succede al cervello delle persone di potere?
Spesso, infatti, capita di chiederselo soprattutto quando i comportamenti dei leader appaiono contraddittori o non intelligibili.
L’articolo mette in evidenza il parere di due studiosi autorevoli: Keltner e Berkeley. Secondo Dacher Keltner, docente di psicologia all’università di Berkeley, due decenni di ricerca e di esperimenti sul campo convergono su un’evidenza: i soggetti in posizione di potere agiscono come se avessero subìto un trauma cerebrale. Diventano più impulsivi, meno consapevoli dei rischi e, soprattutto, meno capaci di considerare i fatti assumendo il punto di vista delle altre persone.
Sukhvinder Obhi è un neuroscienziato dell’università dell’Ontario. Non studia i comportamenti, ma il cervello. Quando mette alcuni studenti in una condizione di potere si accorge che ciò influisce sul rispecchiamento e, quindi, sul processo neurale che consente di provare empatia.
Cos’ viene spiegato tale paradosso. Le persone di potere quando acquisiscono posizioni di ‘dominio’ perdono alcune capacità fondamentali o, stando a quanto raccontano i neuro scienziati, è il loro cervello a perdere tali elementi.
Cosa accade nel team?
In alcune circostanze vi sono persone che tendono a rispecchiare il loro capo per ingraziarselo …logica che spesso non coadiuva processi di reale fiducia.
Emerge così la logica narcisistica dei potenti. Ma, come dimostra la storiabenché carismatici e amati dalla massa, hanno causato grandi sciagure. Il sogno della ragione genera sempre mostri. Quando si ricopre una posizione apicale e si è chiamati a prendere delle decisioni che ricadranno sulle vite degli altri, bisognerebbe innanzitutto essere obiettivi e giusti, senza tuttavia tralasciare l'empatia. Molti leader peccano di scarsa umanità. Sarebbe utile mutuare dall’affermazione di Terenzio “Homo sum: humani nihil a me alienum puto”(sono un essere umano, non ritengo a meestraneo nulla di umano).
Si stima che il 47 per cento dei manager falliscano: così tuonano le parole di Adrian Furnhamdocente di psicologia all’University College di Londra. È una percentuale molto alta. Uno dei principali motivi di fallimento è il narcisismo: un cocktail deteriore di arroganza, freddezza emozionale e ipocrisia.